Semestre aperto 2025: thefaculty intervista il Ministro Bernini

thefaculty intervista il Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. Un’ora in cui il Ministro ha potuto rispondere direttamente alle domande dei ragazzi e condividere i suoi pensieri riguardo: la riforma del semestre aperto, il diritto allo studio e le agevolazioni per gli studenti in difficoltà, i consigli su come prepararsi al meglio, e molto altro.
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Perché cambiare il test di Medicina adesso?
Da anni in Italia si discute sul numero chiuso a Medicina e sui test di ingresso. Promesse, dibattiti, tifoserie contrapposte: da una parte chi difende a spada tratta i test, dall’altra chi vorrebbe un accesso libero per tutti. La realtà, però, è più complessa.
Il Ministro dell’Università lo ha detto chiaramente: il test, così com’è, non funziona. E i dati lo confermano. Lo dimostrano le storie di tanti ricercatori italiani che non l’hanno superato e oggi lavorano nei migliori centri al mondo. Storie che fanno riflettere: quante persone di talento abbiamo rischiato di perdere per colpa di un test che non misura davvero le competenze?
Il Ministro lo ha detto chiaramente: non è solo una scelta politica, ma una responsabilità verso studenti e sistema sanitario. Serve un modello diverso, che non scarti talenti e garantisca formazione di qualità.
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"Non possiamo formare per le professionalità di una volta, perché non esistono più"
L’università che conosciamo oggi non è più quella di una volta. E non può esserlo. Il mondo del lavoro cambia a una velocità incredibile e tante professioni di domani… ancora non esistono. Per questo la formazione universitaria deve trasformarsi: non basta più trasmettere competenze statiche, serve un approccio dinamico, pronto a rinnovarsi.
Pensiamo a Medicina: oggi è MedTech, un incrocio tra medicina e ingegneria, fatto di tecnologia, dati e innovazione.
Le conoscenze non possono essere “a compartimenti stagni”. Le università del futuro devono essere luoghi in cui discipline diverse dialogano tra loro, creando percorsi formativi ibridi, interoperabili e multidisciplinari. Questo significa preparare studentesse e studenti a lavori che richiederanno sempre più competenze trasversali.
Anche la dimensione internazionale è fondamentale: esperienze all’estero, scambi, programmi in inglese e collaborazioni globali sono ormai parte integrante della formazione. L’università deve aprirsi al mondo, offrendo opportunità concrete per vivere la formazione in maniera davvero globale.
Alla base c’è un’idea semplice: l’università deve offrire un percorso praticabile, che dia a chi studia la possibilità di costruire il proprio futuro in modo realistico, stimolante e sostenibile.
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Perché non devi avere paura di sbagliare
Quando pensiamo al nostro futuro, spesso ci sentiamo schiacciati dall’ansia da prestazione. L’università, i test, le scelte che sembrano “per sempre”: tutto può sembrare enorme e definitivo. Ma c’è una cosa che vale la pena ricordare: sbagliare non è un fallimento, è un passaggio di crescita.
Non parliamo di errori di sciatteria: quelli vanno evitati. Ma l’errore di percorso, l’errore creativo, è un alleato prezioso. Ti mostra nuove strade, ti insegna a migliorare, ti ricorda che non sei fatto per vivere bloccato dalla paura di sbagliare.
Sbagliare fa bene, perché ti libera dall’ansia da prestazione, che spesso paralizza più dell’esame stesso. Ti allena alla resilienza: impari a rialzarti, sempre. E ti aiuta a costruire esperienza vera, non solo teorica.
Non succede niente se sbagli. Davvero. Un errore non ti definisce: ti allena. E ogni errore fatto oggi è un passo in più verso la versione migliore di te domani.
I medici del futuro non saranno più come quelli di una volta
Come facciamo a sapere chi saranno i medici del 2030? La verità è che non lo sappiamo, almeno non del tutto. Perché il mondo cambia in fretta, e con lui cambia anche la medicina.
Se pensiamo che i ragazzi che oggi si stanno formando diventeranno “gli stessi medici” di ieri, rischiamo di sbagliarci. Saranno medici diversi, perché avranno a disposizione strumenti e tecnologie nuove. Oggi, sempre più spesso, ci si esercita con la realtà aumentata e con l’intelligenza artificiale. La robotica entra nelle sale operatorie, i dati guidano le diagnosi, le biotecnologie aprono nuove strade per la cura.
Se cambia la medicina, devono cambiare anche le università e le associazioni di categoria. Non si tratta di sminuire quello che è stato fatto finora: i medici di oggi hanno aperto la strada. Ma chi entra ora in formazione va preparato per il futuro, non per il passato.
Ed è qui che entra in gioco la flessibilità: serve adattarsi, accogliere l’innovazione e formare professionisti capaci di muoversi tra discipline, tecnologie e approcci sempre nuovi. Quando parliamo di “numeri chiusi” e posti disponibili a Medicina, rischiamo di guardare solo al presente. In realtà i numeri della medicina del futuro non coincidono con quelli del passato.
Servono medici pronti a gestire sfide nuove, con competenze che oggi stiamo appena iniziando a immaginare.
Le regole stanno cambiando e thefaculty è qui per aiutarti a orientarti, capire cosa prevedono i nuovi decreti e soprattutto allenarti con strumenti chiari e gratuiti.